Opere di Pace

 

Maria Vinella
 
 
            Tarshito with …
            In una società come la nostra, plurale e multiforme, dove le problematiche umanitarie, sociali e ambientali alimentano panorami di crisi continua e situazioni di emergenza costante, l’arte e la cultura giocano un incontrovertibile ruolo di sensibilizzazione, di invito alla riflessione, all’impegno e alla responsabilità.
            Molti sono gli artisti e le artiste che oggi si pongono domande sulla propria identità in dialogo  con l’alterità. Per tutti, priorità innegabile è quella del confronto con l’altro da sé . Con gli altri e con il mondo.
            La riscoperta e la rivalutazione dell’impegno etico (ma anche civile) coinvolge le ultime proposte dell’arte visiva e della fotografia, del cinema e del teatro, dell’architettura e del design di ricerca. Se le prospettive sono diverse, le ottiche sono simili: intervenire con gli strumenti della creatività e sostenere la sensibilità collettiva, promuovendo con forza la ricerca di un’arte intesa come fonte di conoscenza e forma di benessere.
            Nell’ambito di tale vasta ricerca, Tarshito con le sue ‘Opere di Pace’ 1, gioiose e suggestive, serene e coinvolgenti, indica percorsi possibili, operando in una dimensione simbolica e, per certi versi, magica.
            Facendo leva su elementi raffinatamente poetici ed elegantemente fantastici, l’artista esprime la personale filosofia dell’arte basando il proprio lavoro sulla logica dell’inclusione, sui concetti di socievolezza, sul rispetto delle differenze, sui diritti alla creatività.
            Artista, architetto e designer, sin dagli anni ottanta2 utilizza  forme molteplici e sperimenta un concetto di arte intesa come comunicazione tra Materiale e Spirituale, tra Pensiero e Progetto, tra Ideazione e Meditazione. Tutte le opere di Tarshito esprimono l’esigenza di uno sguardo in grado di scavalcare le barriere disciplinari e i confini linguistici, per attuare una sintesi espressiva che – con la forza delle parole e delle immagini, della mente e del cuore – connoti oggetti e dipinti, ambientazioni e architetture, arazzi e sculture, gioielli e installazioni. Mediante materiali naturali quali legno e carta, stoffa e terracotta,  pittura e metalli, cristalli e pietre semipreziose, egli coinvolge l’osservatore non solo attraverso l’interpretazione mentale ma anche attraverso la suggestione sensoriale.
            Ispirandosi al desiderio di armonizzare le energie dell’uomo e quelle dell’universo, l’arte diviene, pertanto, ricerca dell’essenza originaria, catalizzatrice di forze, luogo visibile dell’utopia nonché processo di espansione creativa che coinvolge sé e gli altri.
            La filosofia dell’arte dell’artista  è legata “al grande bisogno di spiritualità dell’uomo e della donna oggi” come egli stesso spiega. “L’uomo ha bisogno di ritrovare la sua unità. L’arte è un ponte per avvicinarsi a stadi più leggeri. Attraverso l’arte, con la riappropriazione del gesto e della sua ritualità si può migliorare la qualità del rapporto con la vita” 3.
            Per questo, egli fonde naturale e spirituale, rinnova le relazioni tra le dimensioni umane corporee e mentali, adopera suoni e profumi, scritture e atmosfere come terapia di cura dell’Essere.
            Iconograficamente, Tarshito utilizza precise simbologie figurative appartenenti a tradizioni e culture antiche, sia occidentali che orientali, riferibili ai legami rituali e invisibili tra Terra e Cielo, Cuore e Mente,  Amore e Amicizia, Pace e Armonia. Le opere,  affidate alle forme di animali e di piante (di fiori come il loto, di animali come la tigre o la tartaruga o il pesce) e a materiali significativi (come l’acqua o la terra, l’oro, il quarzo, la cera ecc.) , suggeriscono connessioni tra il visibile e l’invisibile, il terreno e il divino. Appartengono alle simbologie maggiormente presenti anche la mano, il vaso, le radici, facilmente riscontrabili nelle iconografie sacre e non della tradizione di vari popoli.
            In questi ultimi anni, i progetti d’arte dell’artista hanno previsto la realizzazione di lavori eseguiti in collaborazione con numerose e straordinarie persone di vari paesi del mondo, tali opere vanno considerate parte del grande ciclo ideato con ottica interculturale: ‘Opere di Tarshito with …’. Ad esempio, con donne e uomini artisti-artigiani indiani, egli ha co-realizzato e co-firmato la serie  intitolata ‘Guerrieri d’Amore’ (miniature con Raju e Mukesh Swami da Bikaner in Rajstan, dipinti con Puspa dell’Orissa, arazzi con l’associazione indiana Dastkar in Delhi, tele con i fratelli Ratna dalla tribù Warli del Dhann District in Maharashtra). Tra le co-creazioni di questi ultimi anni, ricordiamo anche le sculture realizzate con la famiglia Pandit del Bihar. Altre tipologie di opere sono nate dalla collaborazione con giovani artisti-studenti in Gran Bretagna; opere in ceramica sono realizzate in collaborazione con artigiani pugliesi; opere in tessuto e tappeti nascono in condivisione con artisti tunisini.
            “Con la parola With esprimo la condivisione –  afferma l’artista  – Mi piace, con umiltà e modestia, condividere i concetti di ogni nuova opera con altre menti e con altri modi di pensare, con gli occhi e con le mani che vedranno nascere le opere stesse. A me interessa molto, sento molto, questo flusso che scorre in maniera circolare, questo passaggio  che corrisponde alla costruzione del mio tondo, della mia armonia. Il mio farmi penetrare dall’idea e passarla con generosità ad altre energie sensibili qui, in Italia, in Tunisia, in India, nei paesi dell’Europa ecc. per me significa allargare un cerchio, il cerchio dell’armonia, ampliare il campo di energie grazie ad altri e raggiungere il fine della creazione non singola ma molteplice. Non di uno ma di tutti. Questo è il senso della condivisione dell’opera , questo il percorso dei numerosi cicli di opere ‘Tarshito with …’.  L’ispirazione mi attraversa, io la materializzo e poi la ridono. Questa ritualità accomuna tutte le cose, è un tentativo di accogliere l’armonia circolare”.
 Le opere, come spiega Tarshito, sono accomunate da questo passaggio, questa circolarità che non esclude nulla e nessuno. “Sono molto attratto dal progetto della condivisione dell’arte. Trovo interessante che l’idea nasca e generi l’opera secondo il mio modo di pensarla e di sentirla; poi altre sensibilità e altre creatività, con gentilezza e con gioia, accolgono il mio pensiero e – sempre in dialogo con esso –  offrono, materia, colori, segni, volumi … Offrono gesti, sguardi, carezze che danno corpo all’opera. Ma insieme al corpo e all’idea, rendono ad essa un’anima. Sensibile e disponibile. Aperta al dialogo collettivo.”
            Proprio perché nate dalla cooperazione e dalla condivisione, le opere si offrono come opere di pace, testimoni di incontro e di scambio tra tradizioni differenti e culture diverse che, mediante l’arte, entrano in dialogo creativo.
 
 
            I Vasi e i Cieli
            Dalla pratica progettuale basata sulla condivisione espressiva con vasai, ebanisti, ceramisti, tessitori, ricamatori ecc. e dalla realizzazione portata a termine con gentilezza ideativa, con umiltà esecutiva e con gestualità rituale, sono nati in questi anni alcuni suggestivi cicli di opere. Come le ceramiche della serie ‘I Vasi – Pots’ e ‘La danza dei vasi’.  Il vaso ha una simbologia multiforme che racchiude in sé svariati significati, tra i quali quello di rappresentare il principio creatore e in genere tutto ciò che è legato alla vita: nascita, rigenerazione, guarigione. Sorgente di vita, è simbolo della creazione divina ma anche della creazione umana4. Nella tradizione dei rituali arcaici magico-cerimoniali, il vaso funge da struttura di contenimento e salvaguarda delle energie. Similmente, in molte tradizioni meditative, il vuoto interno del vaso è sospeso tra il mondo interiore e quello esteriore. Nelle immagini tibetane il vaso è segno di ricchezza e simboleggia la realizzazione spirituale, la perfezione del Dharma, la longevità e la prosperità. Anche il vaso alchemico allude alla ricchezza dell’anima, alla forza interiore dalla valenza protettiva, incontro delle opposte polarità.                                  
            Per Tarshito il vaso è sorgente di creatività e di energia generatrice: “I vasi, pots, ricordano me stesso, l’umano”. L’ ‘Uomo-vaso’ e il ‘Vaso con radici’ , in particolare, rappresentano l’emblema del pensiero dell’artista; raccontano la condizione dell’uomo legato profondamente alla terra, come le radici di un albero: “Al contempo l’uomo è rivolto verso il divino, verso l’alto. L’uomo stesso, come il vaso, è anello di congiunzione tra cielo e terra. E proprio per questo deve essere vuoto, pulito, per accogliere l’ispirazione”. In terracotta dorata e in bronzo,  lucenti tanto da riflettere il mondo, i vasi indicano la capacità di accoglienza, anche sensoriale come nel ‘Vaso-udito’, nel ‘Vaso-olfatto’, nel ‘Vaso-vista’ o come nei diversi vasi con profili di volti.
            La serie dei ‘Dipinti con scritture’  si riferisce ad inchiostri realizzati su carta (fatta a mano nell’atelier dell’artista a Roma) contenenti il segno elegantemente essenziale e colorato del gesto che traccia le forme (la forma-vaso) e alcuni testi raccolti da Tarshito ascoltando la parola di Saggi e Uomini Santi  incontrati nei templi o negli ashram visitati nei numerosi viaggi in India5.
            L’artista si prepara al momento esecutivo del segno-vaso dipinto con un accurato rituale fatto di meditazione e gesti propiziatori; egli traccia la linea-forma segnando il confine (che è anche unione) tra vuoto e pieno, entrambi spazi indifferentemente abitati da decorazioni floreali e figure animali, da parole e da sagome in oro.
            Queste opere nascono da una grande consapevolezza creativa unita a una forte ritualità del gesto pittorico; difatti il metodo espressivo utilizzato fa corrispondere al respiro che significa vita, il gesto. Gesto ‘preparato’ con energia e vigore nel momento dell’inspirazione e rapidamente ‘espresso’ nel momento dell’espirazione.
            La visione del gesto dell’artista e la lettura delle parole sacre (scritte anch’esse con attenta ritualità gestuale) completano un percorso ideato affinché “le persone possano vedere il gesto e leggere qualcosa di straordinario che riempia il cuore e l’intelletto”. 
            Le opere della serie  ‘Cielo’  sono costituite da forme e da sagome tondeggianti in legno e foglia d’oro nelle quali sono incastonate fette di geodi con cristalli di agate dalle varie luminescenze6. Anche in questo caso la forma del cerchio è fortemente simbolica: segno della totalità indivisa, forma perfetta e simbolo dell’infinito. Nel culto solare dei primitivi o nelle molteplici religioni, nei miti e nei motivi mandala dei monaci tibetani, indica sempre l’aspetto essenziale della vita, la sua complessiva e definitiva globalità, l’assenza di distinzione o divisione. I quarzi di agate simboleggiano, invece, la protezione dell’ambiente e il legame di benessere tra i luoghi e i rispettivi abitanti.
            Per Tarshito, la forma circolare è simbolo dell’armonia celeste. Come nell’arte bizantina o nei trecenteschi affreschi di cieli, il mistero della volta stellata, oscura e luminosa insieme, si rigenera grazie al gesto dell’artista. Difatti, queste opere di Tarshito ricreano pezzi di cielo, dove gli astri lontani sono poeticamente sostituiti da forme tondeggianti di agate, minerali simili a frammenti di stelle cadute in terra (come vuole la leggenda popolare), che l’artista – con umiltà – simbolicamente raccoglie e riposiziona nelle opere ‘Cielo’ . Il doppio gesto mentale dell’inchino alla Madre Terra per raccogliere il minerale e dello slancio necessario a sospendere le agate nel cielo dell’opera, consente concettualmente all’artista – ancora una volta – di chiudere il cerchio dell’armonia per ritrovare, magicamente, l’essenza creativa dell’Essere.
 
NOTE
  1. Opere di Pace è anche il titolo del testo di Daniela Bezzi nel catalogo Celebration, a cura di Vito Intini, Edizioni Kunsthalle Gallery, Bari 2006.
  2. Cfr. Clara Mantica (a cura di), Tarshito, meditazione e progetto, Electa, Napoli 2001.
  3. Maria Vinella, Scritti d’arte, Pensa, Lecce 2003, p. 77.
  4. Anticamente, la simbologia del vaso era connessa all’origine della vita, al culto della Grande Madre e al mito greco di Demetra, principio generatore femminile.
  5. Le scritte contengono sempre propositi di armonia e di positività o preghiere beneaugurali dirette agli altri o a se stessi.
  6. Le opere “Cielo” fanno parte del ciclo “Tarshito With …” e sono realizzate in collaborazione con Andrea Natuzzi
 
 
 
Pubblicato nel catalogo “Tarshito Opere di Pace” a cura di Maria Vinella
31 luglio/28 agosto 2007
Foggia.Palazzo Dogana
Manfredonia. Castello-Museo Archeologico Nazionale
Edito da Claudio Grenzi_Foggia
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